Peugeot 205 T16 – L’emblema del Gruppo B

Peugeot ha da sempre aveva un ottimo rapporto con il mondiale rally grazie alle 404, 504 e 104, ma fino ai primissimi anni ’80 non era mai riuscita a vincere un campionato. Le cose cambiarono quando la Talbot, un marchio minore della Peugeot, vinse il mondiale del 1981 con la Talbot Sunbeam Lotus. Così, alla fine del 1981, la Talbot divenne Peugeot-Talbot, con alla guida Jean Todt e con l’obiettivo di conquistare il mondiale nel leggendario Gruppo B. Per riuscire a raggiungere l’obiettivo nacque quindi il progetto M24 Rally, che sfociò nella famosa Peugeot 205 T16.

Questa incredibile vettura fu il frutto del lavoro di diversi tecnici Peugeot e Talbot Sport, cui si aggiunsero l’ingegnere Andrè De Cortanze, figlio di quel Charles De Cortanze quinto alla 24 Ore di Le Mans del 1938 con Peugeot e Jean Pierre Boudy, grande esperto dei motori turbo che vantava una lunga esperienza in F1 con Renault.

La tecnica della 205 “tisedici”

La Peugeot 205 T16 era immediatamente riconoscibile dall’esterno per le tante somiglianze estetiche con i modelli di serie, come il muso con la classica calandra a tre listelli e le misure compatte della carrozzeria (3,82 metri di lunghezza e un passo di 2,54 metri). Alcuni dettagli facevano però capire che non si trattava di una normale 205: la T16 vantava infatti grandi prese d’aria laterali poste dietro le portiere, passaruota allargati e un piccolo spoiler posteriore.

La 205 Turbo 16 montava un motore quattro cilindri bialbero di 1775 cc con testa a 16 valvole, disposto in posizione centrale posteriore e inclinato di 20° all’indietro. Grazie ad un’iniezione meccanica Bosch K-Jetronic e una sovralimentazione con turbocompressore KKK e intercooler misto aria-acqua, sviluppava inizialmente 340 cv a 7.500 giri/minuto. Il telaio era una monoscocca in acciaio, mentre le sospensioni adottavano una soluzione a triangoli sovrapposti con molle elicoidali e ammortizzatori coassiali. La sofisticata trasmissione, a trazione integrale (d’obbligo visti i successi di Audi), prevedeva un cambio a cinque marce, con frizione bidisco ventilato a comando idraulico, differenziali anteriori e posteriori, e differenziale centrale ripartitore di tipo epicicloidale con giunto Ferguson.

Per la ripartizione si privilegiavano due soluzioni, con la coppia trasferita al posteriore rispettivamente al 66% e al 75%, ma in situazioni di necessità l’asse anteriore poteva ricevere fino al 45% della coppia.

1984 – L’esordio

La vettura risultò molto innovativa, tanto da richiedere molto tempo per trovare il giusto assetto e la dovuta affidabilità. I ritardi si accumularono sempre più finché, dopo aver raggiunto l’omologazione grazie all’obbligatoria produzione di 200 esemplari omologati per la strada, il 29 marzo 1984 la T16 debuttò nel campionato, a stagione inoltrata, al Tour de Corse.

Le due 205 vennero affidate ad Ari Vatanen, campione del mondo del 1981, e a Jean-Pierre Nicolas. Il pilota finlandese si dimostrò subito velocissimo, rimanendo in testa sino alle tappe finali, quando, dopo essere scivolato su una pozza d’acqua, uscì di strada e fu costretto al ritiro. Nicolas invece finì quarto, grazie a un strepitoso tempo nella speciale Liamone-Suariccio.

La seconda uscita sugli sterrati dell’Acropoli risultò ancora sfortunata; Vatanen infatti, che era in testa al gruppo, dovette ritirasi per un guasto meccanico. Il Finlandese riuscì però a centrare la prima vittoria iridata al Mille Laghi in Finlandia, bissando il successo subito dopo al Rally di Sanremo e ripetendosi nuovamente al RAC (Rally d’Inghilterra).

1985 – La T16 EVO2 e il titolo iridato

Nel 1985 Vatanen venne affiancato da un altro talentoso Finlandese: Timo Salonen. Nelle prime gare le due 205 T16 risultarono imbattibili: Vatanen vinse a Monte Carlo e in Svezia con Timo in terza posizione, mentre in Portogallo fu Salonen a trionfare. Dopo la battuta d’arresto al Safari, Peugeot si presentò al Tour de Corse con un’evoluzione della “tisedici”, nota come EVO2. Rispetto al modello precedente vennero montate appendici aerodinamiche più vistose e un alettone posteriore capace di generare 230kg di carico aerodinamico. Anche il motore venne modificato, con un nuovo turbo Garrett che consentì di aumentare la potenza a più di 400 CV.

Al debutto le EVO2 si dimostrarono fortissime, ma ancora una volta un incidente causò il ritiro di Vatanen. La seconda vettura, affidata a Bruno Saby, arrivò seconda alle spalle di un inaspettato Jean Ragnotti con la Renault 5 Maxi Turbo. Il mondiale comunque non sfuggì a Peugeot, forte di un’auto eccezionale. A sorpresa, però, a trionfare non fu Vatanen, che si salvò per miracolo in un grave incidente in Argentina, ma Salonen, che grazie a quattro vittorie consecutive (Grecia, Nuova Zelanda, Argentina e Finlandia) si laureò campione del mondo. Questo permise a Peugeot di trionfare tra i costruttori, grazie anche al quarto posto finale di Ari, ottenuto nonostante la sua assenza nelle ultime quattro gare del mondiale.

1986 – la massima espressione del Gruppo B

Nel 1986 le rivali si presentano con modelli più potenti e sofisticati: Audi Quattro S1, Toyota Celica Twin-Cam e soprattutto Lancia Delta S4, dominatrice dell’ultimo appuntamento dell’anno precedente. La Peugeot rispose con una T16 ancora più performante, dotata di 560 CV e di un telaio rinforzato grazie all’uso del carbonio! Confermato il duo Vatanen-Salonen, il team francese affidò una terza vettura a Juha Kankkunen.

Monte Carlo dimostrò che la stagione sarebbe stata più che mai agguerrita: in cima alle montagne del Principato, infatti, la Delta di Toivonen precedette la T16 di Salonen e la Quattro di Mikkola. Il duello nel corso della stagione si ridusse presto a due soli contendenti: Juha Kankkunen e Markku Alén con la Lancia. Dopo un testa a testa entusiasmante, a fine campionato il bilancio fu di tre vittorie per Juha e sole due per Markku, il quale però grazie ad un rendimento più costante si laureò campione.

Un risultato che conferì anche il titolo costruttori a Lancia. A ribaltare le graduatorie fu la FISA che annullò i risultati del Rally di San Remo, vinto da Alen, per l’ingiusta esclusione dei Francesi (per uso di minigonne irregolari). Una decisione che, conferì il titolo piloti a Kankkunen e quello marche a Peugeot, vincitrice di 6 gare su 12 grazie ai due successi di Solonen, terzo nel mondiale.

La EVO2 per molti versi è considerata il canto del cigno del Gruppo B, la vettura che rappresenta la massima espressione tecnica e prestazionale dei rally anni ’80. Dopo la decisione della FIA di abolire il famoso Gruppo B nel 1986, Peugeot decise quindi di non vanificare il progetto vincente della T16, dando vita alla 205 T16 Grand Raid, più volte trionfatrice della Parigi-Dakar.

FONTE: Peugeot Heritage Blog